sabato 10 marzo 2007

L'erasmus malato: differenze tra la mamma e il sostituto della mamma

Chiunque abbia vissuto lontano da casa, ha provato l'ebrezza di essere solo e malato.
E' una sensazione abbastanza brutta, soprattutto quando in testa rimbomba il ritornello degli 883 che faceva così: “Bello, non ti passa più; te la sei voluta tu...Vuoi la bicicletta e poi pedalare e fatti tuoi” (Forse quella degli 883 era un po' più volgare...).
Essere malati fuori casa significa 2 cose:
1) andare imbaccuccati a comprarsi le medicine normali
2) niente medicine speciali, che non sono quelle omeopatiche, ma le amorevoli cure della mamma.

Nel mio caso di specie aggiungerei anche un fantomatico punto 3
3) Niente fratelli che fanno chiasso

Chiunque abbia vissuto all'estero, ha anche qualcuno che, nel momento del bisogno,si sostituisce nelle cure della mamma. E lo fa a modo suo.
Nel mio caso, è stato il buon vecchio Carlo: vediamo le differenze fondamentali tra i due modi di prendersi cura del malato

Mia Mamma:
- Entra in camera e chiede con dolcezza “Giuse...come stai?” “Male mamma, ho un po' di influenza”. E, allora, la mamma subito consiglia “Stai a riposo, non uscire.”
- Quando va a comprare il pane, prende una focaccia solo per il malato (alla faccia degli altri fratelli) e magari me la porta a letto con un succo di frutta alla pera.
- Va in farmacia a comprare le medicine.
- Per pranzo prepara il brodo.
- Ogni volta che torna a casa mi chiede “Come sto?”.

Carlo:
- Mi chiede su Messenger: “Come va?”. Rispondo “Male Carlo, ho un po' di influenza”. E allora Carlo mi spiega “Sei la solita checca. Muoviti a lavarti che abbiamo appuntamento con gli altri tra un quarto d'ora!”
- Gli dico che sto male veramente e che starò a casa; e gli chiedo se mi può portare qualche medicina perchè ho mal di gola. Dopo un'ora squilla il citofono: “Geppo, sono sotto con due bustine di the e un dado per farti il brodino. Scendi che non ho voglia di legare la bici”
- Come scendo a recuperare “le medicine”, arriva il migliore dei consigli “Senti Geppo, l'altro giorno anche io stavo male, ma sono uscito lo stesso e dopo sono stato meglio. Ti consiglio vivamente di uscire: così ti passa l'influenza...”
- Non si capisce perchè, ma decido di ascoltare il consiglio di Carlo: vado con lui a casa di un amico messicano che abita a 10 minuti da casa mia. Lì Carlo comincia a cucinare; il messicano stava male...per cui tocca a me andare a comprare le birre.
- Mentre sono sulla strada (dell'influenza), Carlo prepara amorevolmente il the (che è quello che aveva portato a casa mia) per me e per lui. Solo che per tornare a casa del messicano ci impiego troppo tempo, per cui, logicamente, si beve anche il mio. Poi, però, mi conforta spiegandomi “Non tornavi...guarda, quando l'ho bevuto era anche freddo...”

Carlo mi scuserà perchè l'ho un po' romanzata ( in realtà è stato molto gentile) e soprattutto spero non si offenda perchè altrimenti, la prossima volta che starò male, mi toccherà chiedere aiuto al mio vicino di stanza. E' un armadio alto 2 metri, viene dalla regione del Nieder Sachsen (che fa paura a solo sentire il nome), quando l'ho conosciuto era sbronzo e ha addobbato la camera come se fosse una birreria (bottiglie appese a testa in giù al muro, bancone al posto del tavolo, calendario di Playboy): se gli chiederò il piacere di portarmi medicine ho paura che non mi porterà il the, ma una bottiglia di JagerMaister. E spero che non me la spacchi in testa...

2 commenti:

Anonimo ha detto...

playboy attaccati alla parete...sembra una birreria. Mi sa tanto che tu invece che nelle birrerie vai a bere in un camion.

Anonimo ha detto...

Well said.