mercoledì 11 aprile 2007

Copenaghen: la Mestre del Nord

"Simone, parlami del Polo Nord" chiese la professoressa a Simone (non dico il cognome, ma tutti lo conoscono...)
"Eh...dunque..." commentò Simone
"Dai Simone...è facile...Dimmi qualcosa..." continuava la professoressa
"Beh...eh..." balbettava Simone, sempre più esitante
"Su Simone, almeno dimmi qualcosa...Dimmi...Com'è il clima al polo Nord?"
"Mmm" Simone ci pensa un pò, poi dopo qualche attimo di esitazione esclama con sicurezza "Fa freddo"
Se qualcuno mi chiedesse di parlargli dei paesi scandinavi, sicuramente il mio primo commento sarebbe lo stesso: "Fa freddo". Se poi qualcun'altro mi chiedesse di parlargli di Copenaghen, il mio commento invece sarebbe "Fa schifo".

Quando una persona decide di visitare una città c'è sempre qualche buona ragione. "Sono curioso di vedere il quartiere occupato dagli hippie" pensavo tra me e me lungo la strada. In quello stesso momento, le altre tre ragazze che erano con noi in macchina erano incuriosite da tutt'altra cosa " Non vedo l'ora di vedere la sirenetta" si dicevano tra loro. Carlo, invece, fissando il finestrino continuava a ripetere "Copenaghen dev'essere bellissima: me l'ha detto Johnny Melanzana..."

Siamo partiti da Norimberga per Copenaghen all'1 del pomeriggio. Ora d'arrivo prevista, precalcolata considerando anche pause e inconvenienti vari: 9 di sera. Ora di arrivo effettiva: 4 del mattino. Nonostante io e Carlo spingessimo per tirare il freno a meno e addormentarci in mezzo alla città, si decide di cercare un ostello di cui abbiamo l'indirizzo. Non avendo cartina della città, l'unica soluzione è chiedere informazioni: fermiamo un ragazzo.

Ora, io ho stima nei danesi: è gente molto disponibile, sempre pronta a darti una mano. Però hanno tre problemi:
1) bevono troppo.
2) hanno tanto senso dell'orientamento quanto il mio astuccio.
3) bevono troppo

Il ragazzo che abbiamo bloccato sembra gentile. Gli diamo il diario dove era indicata la strada. Avvicina il diario al viso poi ce lo riporge " Mi spiace, non riesco a leggere. Sono un pò sbronzo, perchè sono troppo sbronzo, perchè ho bevuto troppo." Si gira e se ne va.
Chiediamo ad un altro: ha gli occhiali, sembra una persona seria. Anche lui è cordiale. Gli spieghiamo il problema e gli diamo il diario. Il ragazzo ci impiega un pò. "Starà pensando il percorso più breve per arrivarci" commentiamo da dentro la macchina. "Dunque..." comincia a spiegarci dopo cinque minuti che è rimasto incantato come un tonno quando fissa una luce a bocca aperta. "Allora...Siete nel posto giusto, questa è Copenaghen...". poi continua "Posso riguardare un attimo il diario?". Ci pensa un altro paio di minuti e poi ci spiega "Dunque...Vi conviene...Sono troppo sbronzo." Abbassa la testa e senza neanche salutare se ne va.
Un terzo danese, che sembra sobrio, ci dice "Destra, destra di nuovo poi sempre dritti per 12 km". Finiamo nel bel mezzo della campagna danese.
Dato che non troviamo il posto, decidiamo di tornare indietro. E scopriamo che:
1) la strada che cercavamo è la strada principale della città ( Christian Andersen Strasse)
2) che era semplicemente dall'altra parte della piazza in cui stavamo chiedendo informazioni.
3) che anche il terzo danese era sbronzo ( se invece era sobrio, l'aggettivo appropriato fa proprio rima con sbronzo...)

Più giro all'estero, più mi convinco che la varietà delle città italiane sia imbattibile. Per esempio, da Monaco in sù tutte le città sono uguali: hanno un fiume, un paio di bei ponti, un castello e le casette con i tetti spioventi. Ma soprattutto a tutte le città del nord Europa piace tanto, tantissimo auto-definirsi la "Venezia del Nord": gli basta un fiume (d'immaginazione...) e tre case carine e giù con le lodi. Vi assicuro che è come dire che Iglesias è la New-York del basso Sulcis. Da quando sono arrivato qua, sono stato a Bamberga, Ratisbona, Norimberga, Copenaghen e Amsterdam. E giuro che ogni volta che ho fatto un giro-città con una guida ho sentito sempre la stessa frase "A causa del suo fascino e del suo particolare rapporto con l'acqua, la città viene considerata la Venezia del Nord".Anche Copenaghen rientra in questa categoria; anche se io la chiamerei di più la "Mestre del Nord", dato che non c'è un cazzo da vedere.

La Sirenetta, il simbolo nazionale della Danimarca, è una statua di un metro e mezzo appoggiata su uno scoglio ad un metro dalla riva; la strada dei negozi, la più lunga del mondo, a mio modesto avviso, potevano anche farla più corta, senza nulla togliere all'umanita; e il palazzo reale è uguale a tutti gli altri palazzi non reali.

Ciò che mi incuriosiva di più della città era sicuramente Christiania, il quartiere occupato dagli Hippie, che si è dichiarato una nazione indipendente, dov'è possibile fumare canne in strada. Era una zona militare abbandonata: gli hippie si sono stanziati e hanno costituito la repubblica indipendente di Christiania. Il governo danese è stato comprensivo e ha lasciato il quartiere nell'anarchia, ma negli ultimi anni ha cercato di invertire la tendenza con minacce e con l'intervento della polizia. Ha chiesto agli hippie, almeno, di cercare di nascondere il fatto che vendano canne, e gli hippie hanno rivestito i banconi con delle tute mimetiche. Poi, lo scorso anno hanno bruciato tutti i banconi e hanno smesso di vendere in strada le canne ( questo secondo la sempre affidabile Wikipedia...la realtà che ho visto è ben diversa).
"E' il posto più bello che abbiamo visto da quando siamo qua in Germania! Grazie Geppo" mi hanno detto le ragazze spagnole. Io penso che l'unico posto più brutto che abbia visto da quando sono in Germania sia camera mia. E l'unico posto più brutto che abbia vista da quando sono a questo mondo, sia cameria mia in Italia.
Descritto come un tentativo di nazione hippie, in contrapposizione all'arido mondo capitalista, suona affascinante. Ti immagini gente con i capelli lunghi, graffiti sui muri, bolle di sapone e canne gratis per tutte. E invece no. A Christiania gli hippie combattono il capitalismo e la sua egoistica rincorsa ai soldi: per questo motivo, vendono droghe in mezzo alla strada. era una battaglia meno ipocrita, quella degli studenti del Siotto che scioperavano per i diritti dei lavoratori della Cisl.
A Christiania la gente di hippie non ha neanche i capelli, ma in compenso ha la faccia da spacciatore. Dovrebbe essere un posto felice, invece è disastrato e regna la miseria. Le case sono decrepite, i bambini giocano in mezzo all'immondezzaio e le persone girano come se fossero anime in pena.
E continuavo a chiedermi cosa ci trovassero di bello le ragazze spagnole, poi mi sono ricordato che una è di Badalona e l'altra guardava "Sergio y Juana"...

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