Penso che Amsterdam sia un pò il riassunto di quello che sta succedendo ora nel mondo.
Associare la città ai coffee shop o alle prostitute in vetrina è veramente riduttivo: quella è roba per turisti. Ad Amsterdam si può assaporare un modello culturale diverso, un modello basato sulla tolleranza reciproca e sul graduale annullamento della cultura locale. In tutta la città non si trova nulla di olandese: si trovano ristoranti argentini, italiani, turchi, tedeschi, messicani ma non olandesi. Si trovano scritte in inglese, spagnolo, italiano e qualche volta in olandese. Si trovano in giro africani, asiatici, francesi e italiani; ma non si trovano olandesi.
Ad Amsterdam vuoi farti una canna? Puoi, non c'è problema
Vuoi andare a puttane? Nessuno te lo vieta
Vuoi andare in chiesa? Nessuno ti prende per matto (in Germania, come in Catalogna o in Francia essere religiosi è quasi qualcosa di cui vergognarsi).
Siamo arrivati la mattina di Pasqua e la città pullulava di gente: tra un canale e l'altro si scorgevano matrimoni tra turchi, spagnoli in bicicletta e italiani al parco che fumavano canne. Ho accompagnato Carlo in chiesa: la messa era celebrata da un prete olandese, che dev'essere stato missionario. La funzione era in spagnolo e si svolgeva secondo le usanze dei popoli sudamericani. La chiesa era gremita di gente, quasi tutta latina, e c'era un chiasso infernale: disabili che urlavano, bambini che correvano coprivano la voce del parroco. Chi seguiva la funzione sembrava non preoccuparsene troppo. In compenso quando c'erano i canti tutti si zittivano. I fedeli quasi si strappavano i capelli cantando e ogni canto durava almeno 10 minuti. Alla fine della messa, delle panciute signore portoricane cominciano a vendere dolci dentro la chiesa e la gente comincia a mangiare dentro la chiesa.
Dopo la messa, siamo andati a chiedere all'ufficio informazioni cosa ci consigliasse di fare ad Amsterdam. Stavo per comprarmi una guida, poi mi sono ricordato di essere ad Amsterdam. E infatti il ragazzo dell'infopoint ci ha avvisato "Con voi sarò onesti. Ad Amsterdam non c'è quasi nulla da vedere. Andate alla casa di Anna Frank, andate al museo di Van Gogh e fatevi una canna nel distretto a luci rosse. Non c'è molto di più da vedere". Poi gli abbiamo chiesto da dove ci convenisse cominciare e lui, che vendeva anche tour in barca ci ha consigliato "Con voi sarò onesto. Vi consiglio di fare un tour in barca".
Dopo il noiosissimo tour in barca ( in cui per venderti dopo le foto hanno messo il vetro e travi di legno in modo da non poterti far fare foto), siamo andati alla casa di Anna Frank. Devo ammettere che, prima di entrarci, ero abbastanza scettico. Vedere l'ingresso segreto del nascondiglio della Famiglia Frank non valeva sicuramente mezz'ora di fila. Una volta dentro però, mi sono convinto del contrario: la casa faceva venire i brividi. Salendo per le scale scricchiolanti, ti immagini che questi poveracci, nascosti nell'ultimo piano di un ufficio dove solo un paio di persone erano a conoscenza della questione, tremavano ogni volta che sentivano rumori di passi. E poi vedi la libreria che nascondeva l'ingresso del loro nascondiglio e mentre leggi tutte le paranoie di una povera bambina che, nonostante avesse solo 10 anni, era in grado di compiere un'analisi lucidissima, ti ritrovi nel bel mezzo del nascondiglio. La stanza più commovente è forse quella dove viveva la piccola Anna. Per renderla più accogliente, aveva appiccicato sul muro (e ci sono ancora) i ritagli delle riviste che il babbo era riuscito a procurarle. Infine, è esposto anche il diario originale: era scritto fittissimo. Ogni riga era riempita.
Usciti dalla casa di Anna Frank, o vai a suicidarti o vai a farti una canna. Noi abbiamo optato per la seconda. La zona dei coffee shop è affianco al distretto a luci rosse. Un coffee shop funziona esattamente come uno si aspetta che funzioni: vai lì, guardi il menù e ordini. Solo che nel menù trovi tutti i tipi di fumo, quelli di cui hai sempre sentito parlare da amici che fumano canne. Fumo zero zero di Amsterdam, afghano, superskunk. Io non ci capivo nulla, e credo neanche gli altri. Nonostante ciò qualcuno si da l'aria da esperto e dice " Superskunk è una bomba: una volta che sei ad Amsterdam devi provarlo per forza". Siccome conosco il mondo del fumo più o meno come l'affascinante mondo della fisica quantistica, decido di fidarmi. Ordiniamo " Per noi 2 grammi di superskunk, grazie". Poi prendiamo la marijuana, la giriamo e la fumiamo. Alla fine un coffee shop non è nulla di sconvolgente: tutti fumano canne in un pub, come tutti hanno visto fare migliaia di volte a feste in case private.
Lì penso di aver capito la mentalità degli olandesi: la liberalizzazione delle droghe leggere comporta molte seccature. La città è un immondezzaio ( se qualcuno ha mai visto com'era la mattina il paese dei Balocchi, dove Pinocchio diventa un asino, può averne un'idea) e il centro della città è pieno di gentaglia. La maggior parte delle persone che va ad Amsterdam, ci va per fumare canne ( ne è la dimostrazione il fatto che, nonostante sia piena di giovani, non ci sia una discoteca): ci sono gruppi innocenti di ragazzini, come orde di facce poco raccomandabili che vendono droga in ogni angolo della città. Considerando che gli olandesi non fumano ( non ho visto un olandese dentro un coffee shop) e che sicuramente non sono contenti di avere la loro città piena di fattoni e con un tasso di criminalità molto alto, perchè tenere i coffee shop aperti? La risposta è la più semplice e scontata del mondo: per soldi! Amsterdam è una città molto carina, ma, come ci ha spiegato la guida, da vedere c'è poco o nulla. Eppure c'è veramente un sacco di gente che va a vederla: non penso che abbia molto di più di Bruxelles o di Monaco di Baviera. Però, grazie alla liberalizzazione delle droghe leggere si riempiono di soldi: lo Stato con le tasse, i privati con il turismo.Io posso capire che gli olandesi non trovino nulla di male nel fumare un canna, posso capire che gli piaccia l'idea di un liberalismo estremo, eppure sono convinto che non siano contenti di vedere il centro della propria città invaso da fattoni e da spacciatori che vanno a puttane. Non per altro, perchè è pericoloso vivere nella città!
Stesso discorso vale per il sesso: noi avevamo l'ostello nel centro del distretto a luci rosse. Sono un paio di strade in cui di notte, le ragazze prendono in affitto le vetrine dei negozi e si mettono lì in mutande e reggiseno. Fanno occhiolini e si arrabbiano se passano altre ragazze. Chi vuole entra: le ragazze chiudono le tende, fanno quello che devono fare e poi lì di nuovo a sorridere. Il clima che si respira è spensierato, e non squallido come Christiania. Però, scrostando un po', la situazione non è molto diversa: e quando, passeggiando la mattina per la città vedi l'altro lato di Amsterdam, viene da pensare che la coscienza delle persone non è molto differente dalle strade piene di spazzatura, che sta per essere raccolta per preparare un altro show serale, senza fermarsi a pensare alla merda che si è fatta la sera prima.
Il giorno dopo siamo andati a vedere altri posti: il museo di Van Gogh, il museo della tortura, il museo del sesso e un quartiere di zitelle. Quest'ultimo mi ha colpito: in mezzo alla città, piena di prostitute, drogati, chiese chiassose, canali con barche colme di turisti, c'è un angolo verde. E in questo angolo verde, alcune zitelle della città si sono organizzate. Si accede tramite una porticina che da sulla strada: dentro sembra di essere in una sorta di anticamera del paradiso. Regna una calma paradossale, quasi inquietante. Tutti i giardinetti sono curatissimi e non si sente volare una mosca.
Il meno famoso quartiere delle zittelle
Forse proprio per questo me la sento di dire che gli olandesi hanno adottato un modello, che seppur in parte fallimentare, ha di buono la coerenza: tutti possono fare tutto ( poi per diversi temi etici mi pare che abbiano dato troppo ossigeno alla bocca) e in effetti così accade. E per questo Amsterdam è un buon riassunto di quello che sta accadendo nel mondo: ricchezza, confusione, culture che convivono senza integrarsi, annullamento della cultura locale, ricerca spasmodica del piacere tramite il sesso, evasione dalla realtà tramite la droga e ispirazione di banalità come quelle che ho appena scritto. Il risultato è che, come in un buon riassunto di quello che sta succendo nel mondo, quasi tutti sono scontenti.
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