lunedì 30 aprile 2007

La prima festa a sorpresa, veramente a sorpresa

Il 26 notte c'era una grande festa nella discoteca del mio studentato. Siccome ogni anno è strapieno, era bene arrivare presto. Per questo motivo dalle 9 continuavo a chiamare maria, che continuava a dirmi. "Peppe, ora mi faccio la doccia". "Peppe ora mi sto vestendo". A un certo punto arriva Carlo e mi dice "Mi sa che non è il caso di passare ancora da maria: secondo me è con un ragazzo. Mi sono avvicinato alla sua stanza. E come ho bussato mi ha preso la borsa e mi ha detto di tornare tra un pò". Io, impassibile, aspetto. Dopo un pò Carlo mi convince ad andare nell'appartamento di Maria ( io non volevo andare, perchè avevo paura di trovarla impegnata...). Entro, e trovo più di 20 persone in una cucina di 10 metri quadri. E mi avevano fatto una festa a sorpresa per il mio compleanno ( che era il 27)! C'era gente da tutto il mondo: Spagna, Messico, Francia, Germania, Norvegia, Cina, Polonia. Io non mi aspettavo niente, e per questo posso vantarmi di essere una delle poche persone al mondo che è rimasto sorpreso dalla sua festa a sorpresa...


Carlo, che insieme a Maria è l'organizzatore della festa, mi aveva sentito dire un paio di giorni fa che avevo desiderio di "Pane Frattau", un piatto tipico del nuorese, fatto con pane carasau, uovo, sugo di pomodoro e pecorino. E' andato al "Nuraghe", negozio sardo di norimberga, e si è procurato tutto il necessario. Poi durante la festa l'ha preparato per tutti. E' stato molto apprezzato: però devo dire che è terminato velocemente come i sicuramente meno ricercati toast al pomodoro e formaggio fatti da Maria...


Appena l'alcool ha iniziato a fare il suo corso sono iniziate le scene ridicole: in questa foto, io e Carlo, che nella serata eravamo in vena di fare i buffoni, ci improvvisiamo coppia gay, appena pacsata. Io, sinceramente, speravo di sposarmi con:
1) una ragazza
2) e che non fosse sbronza
E invece sono rimasto deluso su entrambi i punti...








Questa foto la metto per dimostrare che io e Carlo, essendo due gay aperti di mentalità, abbiamo anche ragazze alla nostra festa...





Mentre questa foto dimostra che l'alcool comincia a fare il suo corso anche sugli altri. Quel ragazzo dietro Carlo è un altro mio vicino di stanza. E'altissimo. Maria, un giorno che era veramente sbronza, si era presentata così "Ciao, io sono Maria e tu sei troppo alto per me". In effetti, è una persona strana. E' uno fuori dal mondo. Anche secondo quel balosso di Marcel, è uno strano. Però per altri motivi. " Perchè non va mai a ballare..." mi ha spiegato l'altro giorno mentre cercava Scoobydoo in tv...






Questa sembra una foto normale, ma dietro in realtà è una foto studiata. Tutti stavano facendo foto con tutti. Carlo quindi ben pensa di urlare (in inglese): "Oh facciamo una foto con la cinese. Così dimostriamo di non essere razzisti." Io rido. Il resto della gente sbianca. Poi Carlo mi dice all'orecchio "Ora guardala male". Io non ci sono riuscito perchè stavo ridendo troppo. E neanche lui ce l'ha fatta...







In questa foto invece io e Carlo stiamo facendo i burloni. Dalla terza liceo, il mio caro amico Marco Severino, ogni volta che fa la foto con una ragazza fa la finta di toccarle le tette. L'effetto nella foto è straordinario: sembra che Marco la stia toccando mentre lei sorride avvenente. La ragazza, durante la foto, non si accorge mai di nulla. Ho dunque ben pensato di fare la stessa scena. Solo che qui, la povera Silvia se ne è accorta. Ed è diventata rossa. In compenso Carlo fa la sua parte ripiegando sulle classiche corna...








Dopo che è arrivato il tipico signore tedesco a lamentarsi perchè la festa era troppo rumorosa e lui deve lavorare, abbiamo deciso di andare alla discoteca dello studentato. Ovviamente, però, era già piena e, essendo organizzata da tedeschi, non era più possibile entrare. Neanche le ragazze, neanche gli amici dei buttafuori. Se non c'è spazio, non c'è spazio. Tranne che per i latini.
Notiamo infatti che per entrare si può anche mostrare il timbro: che altro non è che una linea nera. Essendo tutti mediterranei più una norvegese, optiamo per procurarci una penna e disegnarci la linea. Si vedeva che era palesemente disegnata, ma decidiamo di provare comunque. Entriamo tutti spavaldi e disinvolti. Tranne la norvegese, che, non essendo latina, le viene letto in faccia che sta imbrogliando e viene bloccata...










In un momento di goliardia dentro la discoteca, ecco Carlo e un francese, in una ormai posa tipica...










Da quando abbiamo fatto il viaggio ad Amsterdam non posso più bere di fronte a Maria. Perchè dice che bevo come un uccello...E ogni volta che bevo si mette a ridere e mi deve scattare una foto...











Questa foto ha colto un momento splendido: Carlo ci stava regalando una sua classica foto a gambe all'aria. E io, come si può notare, ero divertitissimo. Però in quel preciso istante Victor, il ragazzo messicano, gli versa in bocca mezza pinta di birra. E esattamente un istante dopo questa foto, Carlo sputa la birra...

Carlo mi aveva chiesto di non pubblicargli la foto precedente perchè la trovava umiliante. Però a me piaceva troppo e l'ho pubblicata lo stesso. In compenso, per punirmi, pubblico questa. Che, vedendo sia la mia posizione, che la faccia estasiata di Carlo, è perfetta per gli amanti dei fotomontaggi...













Dachau

Le prigioni
Filo spinato: come appare il campo dall'esterno





Questa frase si trova nell'ingresso di tutti i campi di concentramento
I letti
La statua del prigioniero ignoto
I forni crematori


Una gita in un campo di concentramento è paradossale e macabra. Mentre ero lì, ad essere sincero, non sono stato particolarmente sconvolto. La bella giornata, l'aria fresca e un'enorme parco verde hanno tolto a Dachau quell'aria di sacralità che ci si aspetta da un campo di concentramento. Rivedendo le foto, però, devo dire che mi viene la pelle d'oca.
A Dachau, che si trova nel sud della Baviera, sono morte 70000 persone. Non solo ebrei, ma anche cattolici, ortodossi, omosessuali e prigionieri politici. Il campo è stato costruito nel '33 e all'inizio le condizioni igieniche erano molto differenti. Infatti, in teoria erano campi di rieducazione: o almeno così spiegava la propaganda. Per questa ragione, all'ingresso del campo si trovava sempre la famosa scritta "Arbeit macht frei", il lavoro rende liberi. Nei primi anni i prigionieri venivano torturati più psicologicamente che fisicamente: se i letti non erano perfettamente rifatti, i prigionieri venivano puniti amaramente. Dopo un paio di anni, quando i prigionieri sono aumentati radicalmente, la situazione è mutata. I prigionieri dormivano in 6 in un letto e non avevano più beni privati ( prima avevano un armadietto per tenere la coperta, la ciotola ecc...): ogni mattina venivano adunati nella piazza principale. Se mancava solo una persona, si rimaneva in piedi finchè l'SS non l'avesse trovata. Capitava che gli ebrei stessero in piedi anche 20 ore di fila, con il gelo dell'inverno tedesco. Se qualcuno cadeva, non poteva essere aiutato.
Durante il giorno, i prigionieri lavoravano in fabbriche possedute dalle SS. Molta gente cercava di suicidarsi, correndo contro il filo spinato. La maggior parte moriva di malattia, perchè dentro le stanze le malattie si diffondevano con una velocità strepitosa. Spesso capitava che in una stanza per 200, dormissero più di 1200 persone.
Una parte del campo era solo per le punizioni: una di queste era stare in piedi per un paio di giorni in una prigione di 1,5 m per 1,5 m. Nelle prigioni, una particolarmente bella era riservata ad uno dei tentati assassini di Hitler. Questo, che era un semplice carpentiere, aveva posto una bomba dentro una sala congressi in cui tennè un discorso Hitler. Questo era uscito improvvisamente all'ultimo momento, e nonostante i 60 morti si salvò. Nonostante si fosse macchiato di un crimine molto grave, poteva contare su un trattamento di riguardo: aveva il riscaldamento, cibo in più e una stanza particolarmente grande. Infatti, le SS erano convinte che gli Stati Uniti l'avessero pagato per uccidere Hitler e volevano informazione sui suoi mandanti. Non ottennero niente, e quando gli americano arrivarono nel campo lo uccisero.
Anche a Dachau c'erano "le docce a gas", ma, per non si sa quale ragione, non sono mai state messe in funzione per docce di massa. Venivano usate qualche volta, per docce individuali: i prigionieri venivano comunque spesso portati a "fare la doccia" in altri campi. Per evitare inutili tensioni, i prigionieri non venivano informati del fatto che stessero per essere uccisi.
Una volta che la doccia era finita, i cadaveri venivano posti nei forni crematori.
La gente del luogo era a conoscenza dell'esistenza del campo e aveva una vaga idea di cosa ci fosse dentro: però non sapevano nei dettagli cosa accadesse. Quando gli americani arrivarono, obbligarono i cittadini a vedere quello che fu lo spettacolo più macabro che mai sia avvenuto nel mondo.

Breve storia illustrata di una sbronza

Sbronzi sul treno ritornando dalla partita

Ore 14: appuntamento allo stazione Centrale, per andare allo stadio. Viene stappata la prima birra per rinfrescarsi durante il tragitto.

Ore 15: inizia la partita. Iniziano i giri di birra.

Ore 15,15 15,30 15, 45:La partita è una merda. Continuano i giri di birra.

Ore 16: Si cominciano a vedere i primi effetti dei giri di birra. Un altro mio vicino, Michael, comincia a dedicarsi a suoi bisogni naturali in mezzo alla strada, di fronte ai bambini.
Ore 17: il cugino di Micheal tira fuori una cassa con altre 20 birre.
Ore 17,15: Siamo sul treno. Un bambino ci vuole fotografare ( la foto è quella sopra). O era sbronzo anche lui, o era un bambino con senso dell'umorismo...
Ore 17,30: Marcel comincia a fermare macchine in strada per poi ricordare agli autisti, urlandogli in faccia, che il Norimberga è in Coppa Uefa.
Ore 18: siamo a casa. Michael comincia a cucinare, Marcel continua a bere. Io, Carlo e Adnan cominciamo a riparare la mia bici.
Ore 18,05: Michael si ustiona la mano per provare se il forno è caldo.
Ore 18,07: Marcel rompe il primo bicchiere
Ore 18, 10: Marcel ci fa un gavettone mentre ripariamo la bicicletta
Ore 18, 20: Marcel fa un gavettone anche a Michael, mentre quest'ultimo sta cercando di fasciarsi la mano
Ore 18, 21: Marcel scappa dal gavettone di Michael
ore 18, 22: Marcel si arrampica sino al balcone di Michael (sono almeno 5 metri di altezza)
ore 18, 23: Marcel, mentre si arrampica, si becca un gavettone di fusilli al sugo e pecorino da parte di Carlo
Ore 18, 25: Marcel rompe il secondo bicchiere. Si taglia anche lui.
Ore 19,00: Marcel rompe il terzo bicchiere.
Ore 20,00: vado a cena da Maria.
Ore 01,00: Dico a Maria "Speriamo che Marcel e Micheal se ne siano già andati a letto. Ho un sonno terribile e sicuramente, se sono svegli, hanno voglia di rompere i coglioni.
Ore 01, 03: Torno a casa e scopro che:
Ore 22,oo: Michael, che era sbronzo e senza sensibilità alle dita, ha cominciato a suonare la chitarra. L'effetto è stato che non si è accorto di essersi tagliato le dita. E ha perso un sacco di sangue. Nonostante la mano ustionata, tagliata e svariati gavettoni è ancora bello sbronzo e allegro.
Ore 22,30: Marcel ha attaccato la musica a massimo volume in camera sua e ha organizzato, come solo lui sa fare, la discoteca in camera. Luci, bar, gente...

Lo spettacolo che ho trovato quando sono tornato in camera

Ore 01,04: arrivo di fronte a camera mia e trovo uno spettacolo a metà tra il patetico e il goliardico. Marcel e Michael stavano bussando alla mia porta. Non rispondevo. E allora hanno deciso di sbattere più forte. E hanno mi hanno sfondato la porta.

Ore 01,05: Marcel, che è vestito a festa ed è totalmente fradicio, mi chiede scusa e mi dice che mi ripara immediatamente la porta

Ore 01,06: Marcel, sbronzo e ben vestito, si presenta davanti alla mia porta con un martello.

Ore 01,10: Marcel comincia ad insultare la mia porta, urlando con tutta la voce che ha in corpo " Porta di merda!!! Porta di merda!!!! Maledetta Porta di merda!!!". Nel frattempo, sbronzo e nervosissimo, comincia a sbattere le mani contro la porta. Con tutta la forza che ha. Proprio come una scimmia

Dalle ore 01,10 alle ore 3,30: Marcel ripara la mia porta, mentre io mi addormento sul mio letto. Finito il lavoro, chiude la porta.

Lo spettacolo che ho trovato quando mi sono alzato

Ore 08,00 del mattino seguente: mi alzo. Trovo la porta riparata.


Ore 08,45: Esco di casa e mi trovo davanti alla porta un cestino dell'immondezza, rubato dalla strada

Ore 11,00 del mattino di due giorni dopo: Marcel, dopo avermi richiesto scusa, mi ridipinge il muro che ha sporcato mentre sbatteva la porta contro il muro, tentando di imitare una scimmia. E mi spiega che si è rotto il dito, riparandomi la porta da sbronzo...

Lo stadio in Germania

Lo stadio del Nurnberg
Domenica sono andato per la prima volta a vedere una partita di calcio tedesco. E posso assicurare che è una di quelle volte nella vita in cui ho pensato che noi italiani abbiamo solo da imparare. Lo stadio è veramente uno svago: il biglietto costa 10 euro, è pieno di famiglie e il clima è assolutamente amichevole. Entrati allo stadio, dove ovviamente c'erano i tornelli, si poteva facilmente accedere alla zona birra e alla zona salsicce. Una volta entrati, ci si accorge che lo stadio è pulitissimo. Il settore "Ospiti", che si trova nel primo anello, non è coperto da alcuna rete ( in Italia le mettono per evitare che le sedie lanciate, cadano sulla testa dei tifosi avversari) e nessuno fischia contro di loro. L'ultima volta che sono andato allo stadio a Cagliari, i bambini e anche qualche anziano sputavano sulla testa dei tifosi avversari. Poi, a fine primo tempo, qualche balosso aveva lanciato un petardo dagli spalti, ferendo un bambino che faceva il raccatapalle. Gli striscioni recitano frasi allucinanti contro "quei pezzi di merda della polizia" o contro altre squadre.
Qui l'unico striscione recitava qualcosa tipo: "Forza Norimberga, siamo i migliori."
Prima di iniziare la partita, vengono intervistati bambini. E l'intervista viene mostrata sullo schermo gigante. Sullo stesso schermo vengono mostrati i replay dopo i gol.
Prima della partita viene suonato l'inno della squadra e cantano tutti in piedi. Poi vengono letti i nomi dei giocatori e lo stadio impazzisce, anche se i giocatori sono dei brocchi. Poi, inizia la partita e lo spettacolo finisce là. Perchè il livello del match è degno di "Dopolavoroferroviario contro Gigi Piras". Con Degiorgi in campo.
In compenso, fa venire la pelle d'oca sentire, dopo ogni gol, il commentatore dello stadio mentre urla:
"Ha segnato per il Norimberga Andreaaaaaaassssss...."
e tutto lo stadio risponde "Wooooooollffff"
Fabio Caressa, il più famoso telecronista d'Italia, dice di essersi ispirato a questo, quando fa la telecronaca e gli tocca commentare un gol.
Sono andato a vedere la partita con Carlo, Marcel ( il mio vicino) ed Adnan, un mio amico americano. Quest'ultimo mi ha spiegato come sono gli stadi negli Usa. Anzittuto, i biglietti per vedere il football americano a livello professionistico costano 1000 euro a partita. Nonostante ciò, gli stadi sono sempre pieni. Gli studenti di solito vanno a vedere le partite degli universitari, che costano poco, e comunque sono di un buon livello. Durante le partite, viene inquadrato chi fa più casino e nelle pause ci sono le cheerleaders e le mascottes. Mi ha infine spiegato che il calcio americano è ancora più brutto del calcio tedesco e che nessuno è a conoscenza del fatto che Beckham stia andando negli Stati Uniti.
Anche con lui mi sono tolto qualche curiosità sulla cultura americana: ho scoperto che in America sono molto diffusi i cosiddetti "Fat Camp". Fat camp, che in italiano è letteralmente "Campo grasso", è un campo estivo in cui i bambini ingordi vengono mandati a buttar giù chili. Fanno esercizi fisici, ma niente merendine! Forse saranno anche utili, ma io penso che un bambino ciccione torni psicologicamente frustrato, dopo una stagione a "campo grasso"...

Uscita dallo stadio: contate i bambini!


Mintal, l'eroe della città

Marcel, si sa, riesce a rendersi ridicolo continuamente: per esempio, dopo averci spiegato per ore che nel Nurnberg gioca un giocatore di straordinario talento, per andare allo stadio, si è messo la sua maglia. Eccolo qui: Marcel con la maglia di Mintal. L'unico problema è che poi Marcel si è beccato 90 minuti di prese in giro perchè il famoso Mintal, è rimasto in panchina. E vi assicuro che, a differenzia di Degiorgi, durante Nurnberg-Bochum non avrebbe sfigurato neanche signor Dessalvi. E chiunque abbia visto signor Dessalvi in azione con una fotocopiatrice, può immaginare quanta dimestichezza abbia con un pallone...

La maglietta dice: "Noi siamo della Franconia, non della Baviera"

"Siamo della Franconia (zona della Baviera) e non della Baviera!". Io pensavo che gli unici cretini fossero i sardi, che si divertono a fare nuove province e poi a bisticciare se il capoluogo è Carbonia o Iglesias: invece, pare che anche qua vada di moda "il gioco dell'imbecille"...

Monaco-Hong Kong

Tipica bavarese che vende Bretzel

Mappa della metropolitana di Tokyo


Interno dell'Allianz Arena


Esterno dell'Allianz Arena


La mia prima intervista in uno stadio

Bavaresi che, per farsi fighi, si sono messi le bretelle

Scorcio di Monaco dall'alto

Io all'Allianza Arena

Sabato mattina stavo mangiando in un Burger King nel centro di Monaco. E mi sono accorto che stavo mangiando cibo americano, mentre parlavo inglese con una cinese in germania.

Durante la gita a Monaco, che ho fatto con Silvia, una ragazza di Cagliari, e Cheryl, una ragazza di Hong Kong, le cose più interessanti sono state:
1) L'Allianz Arena, lo stadio più bello del mondo
2) L'hofbrauhaus, un enorme pub bavarese
3) i racconti di Cheryl su Hong Kong


La città di Monaco, infatti, come tutte le città tedesche e come il festival di Sanremo, non ha nulla di originale da offrire: una città pulita, una chiesa, un fiume e un parco. Per la precisione, quest'ultimo è un parco per nudisti nel pieno centro della città! E quest'ultima cosa più che originale, la definirei bizzarra...


Ciò che è strabiliante è l'Allianz Arena: costruito per i mondiali del 2006 è quanto di meglio l'attuale ingegneria possa compiere. Il colpo d'occhio dall'esterno è assolutamente straordinario: è ricoperto di cuscini d'aria che vengono illuminati con diversi colori, a seconda della squadra che vi giochi. All'inizio i colori venivano alternati velocemente: ora è vietato perchè questo ha causato numerosi incidenti stradali.

All'interno dello stadio si possono trovare negozi, ristoranti. Un abbonamento annuale nelle poltroncine vip costa intorno ai 24mila euro. Però è incluso il buffet...
Pagati controvoglia 8 euro per il tour ci hanno portato in giro per tutto lo stadio, inclusi gli spogliatoi e la sala stampa. La stanza più curiosa è "La stanza del nervosismo": un giocatore del Bayern Monaco, quando è nervoso e vuole ricaricarsi e magari studiare una nuova strategia va nella suddetta stanza. E cosa fa? Quello che farebbe un mulo: studia una nuova strategia dando calci al muro. La stanza infatti è piena di impronte di piedi sul muro. E sono sicuro che i giocatori danno anche testate. E dopo Bayern-Milan 0-2 ne devono aver date molte...


Finito il tour, siamo andati al famoso pub di Monaco: si dice che qui sia stato fondato il partito nazista. E vedendo quando birra vi scorre, non è altro che la conseguenza naturale. E' un enorme pub, con musica bavarese dal vivo e appositi vomitatoi. Secondo Cheryl e Silvia è un tipico pub bavarese. Anche io ne avevo sempre sentito parlare: ma una volta entrato mi sono convinto del contrario.
C'erano solo turisti americani e cinesi. Tutti i camerieri vestiti da bavaresi e signorine, anch'esse in vestiti tipici, che vendevano Bretzel. E' esattamente quello che i turisti che vanno in Baviera si aspettano: birra, bretzel, vestiti ridicoli.
Però di tipicamente tedesco non c'era quasi nulla: è come un ristorante italiano con le tovaglie a scacchi rosse in cui vi accoglie un cuoco con i baffi che urla "Mamma mia!" mentre gesticola e magari, nel frattempo, serve un'appetitosa "Lasagna Bolognaise" a qualche mafioso...
Avendo a mia disposizione per una giornata intera una ragazza cinese , per altro molto disponibile e con senso dell'umorismo, ho potuto risolvere tutti i miei dubbi sulla Cina.
Ecco cosa ho scoperto:
1) che Hong Kong fa parte della Repubblica Cinese, ma ne è sostanzialmente indipendente. C'è libertà di stampa e la gente è molto diversa dai cinesi. "Hong Kong" è in realtà un isola praticamente attaccata alla Cina: la città è minuscola, ma riesce ad avere 7 milioni di abitanti perchè ci sono solo grattacieli.
2) la gente ad Hong Kong lavora e basta. Cagliari è un posto meraviglioso perchè non vedi mai la gente correre, e , a dirla tutta, non la vedi neanche camminare. A Cagliari la gente passeggia: a volte per fare anche un solo km ci vuole più di un'ora. Perchè quando uno passeggia, si ferma di fronte alle vetrine, rimane a chiaccherare con qualche amico di infanzia o con la signora che vende il latte. E il lavoro è solo un mezzo per godersi la vita. E se un cagliaritano si può godere la vita senza lavorare, sicuramente non lavora. Quando un cagliaritano deve fare un esempio di un posto dove si lavora ( e secondo un cagliaritano è sottinteso che si lavori troppo) sicuramente citerà "Milano". Evidentemente perchè non è mai stato ad Hong Kong. Ad Hong Kong ( dove per altro un cameriere guadagna 2 euro l'ora) si lavora sempre 10 euro al giorno; a volte anche 12. E sapete per quanti giorni la settimana? 6 o 7. E le vacanze? Non le fa quasi nessuno, perchè in periodo di vacanze la gente guadagna doppio! E poi con i soldi che si guadagna che si fa? Secondo Cheryl, la gente poi si tiene soldi perchè non sa davvero come spenderli, dato che l'unica vera passione di tutti è il lavoro...
3) E' vero: in Cina si mangiano i cani. E non solo: in diverse zone si mangiano anche gatti, topi e insetti. Per cui, facendo un rapido calcolo: Cina-Quartu 4-2...
Ad Hong Kong non si mangia carne di cane: lei l'ha dovuta provare, durante un suo viaggio in Cina perchè si trovava ad un importante cena di lavoro e un suo cliente gliel' aveva preparato appositamente ( per vederla vomitare ?). Pare che il sapore sia molto simile all'agnello
4) in Cina capita spesso che la gente comune venga rapita in mezzo alla strada. Ma non viene rapita per chiedere un riscatto: infatti, una volta incantenati, i rapitori tagliano gli arti alla vittima. Che viene poi buttata in strada a chiedere l'elemosina: in questo modo fa più pena e i rapitori si fanno più soldi.
5) Vi prego di riguardare la seconda immagine di questo post: è la mappa della metropolitana di Tokyo. E' talmente larga che ci sono dieci pagine come questa!
6) ad Honk Kong le donne sono ormai molto più ricche degli uomini: questo è un problema. Alle donne di Hong Kong non piacciono più gli uomini di Hong Kong, e il tasso di natalità è bassissimo.
7) Un mio amico mi aveva raccontato che in Giappone non esistono i numeri civici: è una balla, esistono!
8) Una mia amica mi aveva raccontato che in Giappone le ragazze si coprono i denti quando sorridono, perchè è un segno di maleducazione: è una balla anche questo! O meglio, in passato era vero: ora non capita più
9) Una professoressa della mia scuola sosteneva che da due handicappati nascesse un nano vecchio. Questa, lo so non c'entrava nulla: però è sicuramente la balla più bella che abbia mai sentito.

mercoledì 25 aprile 2007

Breve storia illustrata del deabbruttimento, noto anche come "Accaghinamento"

Premessa

"Questa è l'ultima volta che la finisco così!". Questa frase, che viene pronunciata con la stessa frequenza con cui viene rinnegata, sancisce l'inizio della fase di de-abbruttimento. Nel caso del nostro ragazzo, però, la fase di de-abbruttimento, è finita nel momento in cui ha deciso di iniziare a studiare. Si è seduto sulla sedia. Ha aperto il libro. E ha pensato "Bene, cosa posso fare?". Una persona diligente si sarebbe risposto "Per esempio, potresti studiare". Ma il nostro ragazzo, che tra l'altro appare ancora più tonto perchè parla in terza persona, decide di svestigiamarsi, lavarsi e di lavare la stanza.


Fase 1: Oltre la linea sottile


Spesso nella vita, esiste una linea sottile, che non si capisce esattamente quando viene oltrepassata. Questa linea non ben definibile separa anche il deabbruttimento dall'accaghinamento. Spesso non si capisce il momento quando si è attraccati nell'altra sponda, però a un certo punto è evidente che il macho italico è quasi scomparso. E che gli sta tirando i capelli una checca isterica...

Profumato come una violetta, il ragazzo si siede di nuovo di fronte al libro. Ed in questo preciso istante inizia la fase di accaghinamento. E non perchè la sedia era messa con le gambe all'aria ( narra la leggenda che questo sia il modo preferito di sedersi di 4 omosessuali). Il ragazzo si è seduto e ha pensato "E ora cosa posso fare?". Una persona diligente avrebbe ripetuto "Per esempio, potresti studiare." Il ragazzo ha invece esordito il suo periodo di accaghinamento pensando "Non sarebbe male munirsi un deodorante per la stanza." Esce di casa e torna dopo un pò con un deodorante alle violette. "Assolutamente incantevole" pensa mentre dosa il deodorante con la stessa moderazione con cui una donna delle pulizie si profuma. Poi inizia ad appendere poster e cartoline al muro. Una sua amica spagnola gli regala una rosa ( il giorno di S. Geordie in Catalogna c'è l'usanza di regalarsi fiori), lui la odora. "Com'è soffice...". Pensa la parte femminile del ragazzo. "Cretino, la stai odorando: se proprio devi commentare, di che profuma, mica che è soffice..." Risponde lui, parte maschile, mentre si da un'aggiustatina.


Fase 2: la dieta

Soprattutto nella dieta, la parte maschile ha sempre prevalso: il ragazzo è reduce da due mesi di cipolle, pancetta, birra, hamburger e kebab. E per la prima volta (veramente) compra frutta, si prepara una insalata fresca e si fa una macedonia, che poi condisce con della panna montata. "Roba da froci" pensa la parte maschile "Io ricomincerei ad ingozzarmi a peperoni, biscotti, birra e nesquick" continua a ripetersi seccata...

Fase 3: la fase sensibilità


Preso da un inspiegabile bisogno di affetto, il nostro ometto si sente molto più a contatto con ciò che lo circonda. Nel vedere la sua povera pianta di basilico, anzichè deriderla per la sua fine misera, la cura amorevolmente e in due giorni la pianta è rigogliosa. "E' il suo modo di comunicare" pensa il nostro ragazzo sempre più perso nella via dell'accaghinamento "Mi sta dicendo che mi vuole bene. Chissà quanto ha sofferto." Ma è ancora un caso recuperabile, perchè non ha ancora cercato di allattarla...

L'ultima fase: la fase artistica

Il ragazzo era passato per giorni e giorni nell'andito della sua università. Ci aveva visto di tutto: si girava a guardare le ragazze con un bel sedere. E in periodi di carestia, anche ragazze con un sedere normale. E in periodi di sbronza, anche ragazze con un sedere brutto, che, come la rana che si tramuta in principe, come per magia diventava bellissimo. Ma quando torna all'università è cambiato: passa nell'andito, si ferma a fissare qualcosa. "Una ragazza? Finalmente un'inversione di rotta" sospira la parte macho. E invece no. Il ragazzo, che ormai è sensibile, vede un quadro nel muro e chiede ai suoi amici di posare perchè "Una foto qui , cioè ( da leggersi senza la o...), è veramente fashion..."

Ps: In realtà questo post ce l'avevo quasi pronto dal giorno in cui sono guarito, ma non l'avevo ancora finito. A periodo concluso, posso affermare che la fase di accaghinamento, come era prevedibile nel mio caso, è durata più o meno 3 giorni. La frutta che ho comprato è marcita. L'insalata non l'ho più toccata. Ho bevuto quasi tutti i giorni. La mia stanza è di nuovo un porcile. E la mia parte maschile, disordinata e anti-salutista sguazza di nuovo come non mai...

giovedì 19 aprile 2007

Breve storia illustrata dell'abbruttimento

Premessa
L'abbruttimento è un fenomeno complesso: alcune persone riescono ad abbruttirsi in pochi istanti. Entrano nella stanza, si mettono in mutande e si stappano una birra. E a volte, per respirare squallore è sufficiente che si mettano semplicemente in mutande.
Per altre l'abbruttimento è un processo più lento: in periodo di studio o di malattia, per esempio, si lasciano crescere la barba, non vedono più nessuno e attivano la modalità di vestiario chiamata "Vestigiama". Il "Vestigiama", che se la fa in barba alle più elementari norme igieniche, non è altro che la semplice combinazione tra vestito e pigiama. Tutti i più grandi strateghi dell'ozio sanno esattamente di cosa sto parlando. Ti alzi e non hai voglia di vestirti? Eri a casa tutto il giorno stravaccato davanti alla tv e non hai voglia di metterti in pigiama? Bene, allora sei un membro potenziale della grande famiglia del vestigiama. Il vestigiama, in realtà, non è altro che uno degli ultimi passaggi dell'abbruttimento. Vediamo ora di analizzarli con più calma:


Fase 1: la fase del "Lo farò dopo!"

Arriva la bella stagione. La natura fiorisce e il sole comincia a riscaldare. E appena un pò il sole riscalda, i ragazzi, che notoriamente prima di agire valutano bene le situazioni, non ci pensano due volte ed escono in maglietta e bermuda. Rimangono in giro per tante ore e tornano a casa solo per dormire e per cambiarsi. Ma non per riordinare.

"Riordinerò quando torno!" dice il ragazzo, mentre sta pensando ad altro.

Fase 2: La fase del "Lo farò dopo 2"

Il ragazzo torna a casa un pò infreddolito. Alle 3 del pomeriggio in effetti c'era abbastanza caldo per girare in maglietta: alle 3 del mattino però in effetti c'è freschetto. Il ragazzo comincia a sentirsi male. Ha un pò di mal di testa, le ossa deboli. Ma non c'è nulla di cui preoccuparsi: il pericolo abbruttimento è ancora lontano! Ora, come si era ripromesso la mattina, riordina la stanza in 5 minuti, si prende una bella tachipirina e se ne va a letto diretto. Ma no, cosa fa?


Fase 3: la fase de "Il vestigiama"
Dice che ha fame. Vabbè, una fettina saltata in padella con un pò di sana insalata, poi si riordina la stanza e dritto a letto. Eh no! Quasi quasi si dimenticava che anche la cucina, un pò a sorpresa, l'ha lasciata esattamente come non voleva trovarla. Vabbè, basta rimboccarsi le maniche. Ora lava le pentole. Cucina. Mangia. Rilava le pentole. Pulisce i fornelli. Pulisce i piatti. Riordina la stanza. Tachipirina. E dritto a letto. Ma no, che fa??? Si butta sul letto con un pacchetto di nachos semi-vuoto. Ingurgita i resti. Poggia accuratamente la busta per terra. E fa la prima mossa apparentemente pulita della giornata: si mette il pigiama. In realtà, lui non sa che quello sarà il suo vestigiama...


Fase 4: la fase "Allucinazioni"
Ed ecco il nostro ragazzo al giorno 3 della sua malattia: indossa un elegantissimo e sempreverde vestigiama. Ha la barba lunga, gli occhiali storti ed appannati. Accenna un sorriso; sembra quasi che stia per chiedere i soldi per un panino. Alcuni dicono che lo stesso giovine sia stato avvistato in una casa di cura psichiatrica nell'Oristanese. Altri, a cui sono morti i figli, hanno giurato sui propri figli che, subito dopo essersi fatto la foto, l'hanno visto affrettarsi nel riordinare la stanza.



Fase 5: il fondo.
Sapete quando il ragazzo si è accorto di aver toccato il fondo? Quando si è accorto di aver abusato del vestigiama ( e per abusare di un vestigiama ce ne vuole! E' più facile tirare a lucido il sedere di un mulo...)? No! Quando si è accorto che la puzza non veniva dal bagno? Neanche! Se ne è accorto, quando, durante una delle sue rare passeggiate per la stanza, ha visto la sua piccola pianta di basilico, buttata in un angolo, appassita. L'aveva comprata neanche due giorni prima. Ed evidentemente anche lei si è accorta che la puzza non veniva dal bagno.




martedì 17 aprile 2007

Aneddoti 2

"Grande!" esulta Carlo mentre entriamo all'irish pub "Grande! Sono troppo contento!"
So che a Carlo piace andare nei pub irlandesi, ma non capisco il motivo di tanta gioia.
"Che è successo Carlo?"
"Grande!!! L'Irlanda sta mettendo in crisi il Bangladesh a cricket"
Di per sè la storia sarebbe già divertente così, ma risulta ancora migliore se si considera che, incuriosito da questa straordinaria macchina del cricket che è la nazionale irlandese, mi sono girato verso lo schermo e ho visto il risultato della partita al momento dell'esultanza di Carlo. Bangladesh 105 Irlanda 4.


Ho già spiegato che i cinesi hanno l'abitudine di cambiare nome quando vengono in Europa. Si sentono più occidentali, solo che a volte non ci azzeccano proprio. Credevo che l'esempio della trasmutazione di Theo in Dale fosse l'esempio più ridicolo. Invece, Maria mi ha raccontato di uno che, presentandosi al corso di tedesco, è riuscito a fare di peggio.
"Salve Maria, sono Shampoo!". Maria lo guarda sorpresa "Shampoo?" e il cinese si inchina, si strofina i capelli e, casomai non fosse riuscito a ridicolizzarsi abbastanza, ribadisce il concetto "Esatto, come quello che ti metti nei capelli."

Una delle cose che ho provato per la prima volta in Germania sono i burritos. In pratica, sarebbero delle spianate ripiene di peperoni, cipolle, carne e formaggio. Sono di una bontà unica. Durante una cena messicana, però, ciò che mi ha colpito di più è il modo con cui un ragazzo messicano, di cui abbiamo un'immagine dall'alto mentre piscia,

riesce ad aprire una bottiglia. Dopo la cena, tutti erano stanchi morti. Nessuno aveva più voglia di alzarsi, neanche per prendere un apribottiglia. Ed è in questi momenti che i messicani riescono a dare il meglio si sè. Il messicano comincia ad aprire bottiglie con i denti. Qualcuno gli chiede se è pericoloso "Non molto" risponde. Qualcun'altro gli chiede "Perchè ha imparato ad aprire le bottiglie con i denti?". E la risposta è una delle migliori che abbia mai sentito. "Per pigrizia"

"Gli amici si vedono nel momento del bisogno".
Questo slogan è l'unica motivazione razionale che può aver spinto l'ingegnere che ha costruito il bagno del Macht Eins ( una discoteca locale) a optare per questa particolare dislocazione dei gabinetti. Secondo il racconto di alcune mie amiche, infatti, pare che nel bagno delle ragazze fosse possibile entrare nello stesso bagno e trovare due water nella stessa stanza, uno di fronte all'altro.



A me capita spesso di discutere con Carlo degli argomenti più disparati. Nonostante ogni tanto la spari grossa, capita spesso che ci azzecchi!( Anche se forse sarebbe più corretto dire: nonostante spesso la spari grossa, capita ogni tanto che ci azzecchi...). Una delle nostre discussioni durante il viaggio ad Amsterdam è il significato di questo cartello, trovato su un urinatoio in autostrada:
secondo me il significato di questo cartello è: "Grazie questo urinatoio ogni anno si risparmiano 2 miliardi di acqua da bere"
secondo Carlo invece è "Grazie a questo urinatoio ogni anno si producono 2 miliardi di acqua da bere".

Ecco perchè i cinesi vinceranno la competizione globale.
Io, Maria e Mariana, un erasmus polacca, avevamo bisogno di un ferro da stiro. Decidiamo di fare una colletta e di comprarcene uno in tre: spesa totale sui 7-8 euro a testa, massimo 10. Dato che in questa società i ruoli tradizionali se ne sono andati ancora più a fanculo delle mezze stagioni, io, maschio italico, vengo incaricato di andare a comprare un ferro da stiro carino. Con i miei 30 euro in tasca mi incammino per le strade di Norimberga: giro tutti i negozi della zona. Mercatini dell'usato, supermercati, negozi di elettronica, negozi per la casa: nessuno aveva un ferro da stiro. Sconsolato, mi avvio verso casa e vedo il negozio dei cinesi. I ragazzi che lo gestiscono dormono lì: hanno un letto in mezzo alle cianfrusaglie, e non mi stupirei se fosse in vendita anche quello. Giusto per il gusto di rompere le scatole, apro la porta. Uno di loro si alza di scatto e mi accoglie calorosamente in pigiama. Gli chiedo se ha un ferro da stiro. E ovviamente ce l'ha. Gli chiedo se è sicuro che funziona. Lo attacca alla presa e poi, improvvisandosi spiritoso, fa finta di bruciarsi la mano. Allora gli chiedo il prezzo. Mi fa con la mano il segno due. "Venti euro? Buono! Dieci euro in meno di quanto pensassi" penso tra me e me. Gli porgo 20 euro. E me ne restituisce 18.

La mia prima terrificante esperienza in un motel

2 del mattino. Io, Carlo, Federica, Laura e Maria siamo in macchina e stiamo macinando chilometri cercando di avvicinarsi il più possibile ad Amsterdam. Com'è buona tradizione dei viaggi in compagnia, ognuno ha il suo ruolo: Laura e Maria guidano, io cerco, seppur con scarso successo, di capire qual'è la strada, Carlo è quello che sistema le valigie nel bagagliaio mentre Federica è la più sfortunata di tutti perchè ha due compiti.
1) ha il compito di addormentarsi ogni volta che si siede in macchina ( sono convinto che sia un istinto, come quello del cane che scodinzola quando sente il padrone), che le riusciva benissimo
2) ha il compito di convincerci a non dormire negli ostelli della peggiore qualità, che è molto difficile considerando la combinazione tra le nostre certo non principesche tasche e le nostre certo non principesche esigenze igieniche.

Quella notte ci aveva convinto a dormire ad Utrecht. "Preferisco un motel piuttosto che un ostello". Com'è buona tradizione dei viaggi in compagnia, durante la notte si raccontano storie dell'orrore, leggende metropolitane e storie di esorcismi. Arrivati al motel, posso confermare che non è stata un'ottima idea.

Il motel era sperduto nel bel mezzo dell'autostrada olandese ed è esattamete come ti aspetti un motel di notte: il guardiano aveva gli occhi storti ed era inquietatenmente gentile. Fuori c'era un silenzio tombale. Ci incamminiamo verso la stanza: il motel sembrava quello di Psycho, il guardiano sembrava quello di Psycho, e anche la mia pancia, a furia di mangiare maiale e cipolle, sembrava quella di Hitchcok. La stanza era, seppur di cattivo gusto, abbastanza pulita. Vado un attimo in bagno e sento Maria che mi chiama " Giuseppe, vieni a vedere questo?". Aveva un libro nero in mano. Mi avvicino incuriosito e vedo che c'è scritto "Bibbia". Poi mi accorgo che è scritto al contrario e che è tradotto in due lingue di cui una è incomprensibile. Sfogliando le pagine, mi accorgo che qualcuno ha strappato pagine ed è come se lo avesse pugnalato con una matita. Ci sono tantissimi segni. Mi si è gelato il sangue. Doveva essere qualche cosa lasciato da qualche satanista. E dopo i racconti della macchina sicuramente era l'ultima cosa che avrei voluto nella mia stanza. Dico a Maria che non mi piacciono queste cose e le chiedo di riporlo dov'era prima. Poi, cerco di addormentarmi.

La mattina dopo vedo di nuovo Maria maneggiare il diario. E' mattina e sono un pò più tranquillo: dò uno sguardo alla copertina della Bibbia e mi accorgo che la lingua strana era ebraico e che i segni della matita erano in realtà fatti da un bambino. Lo stesso bambino che aveva disegnato sulla copertina del libro, un cane con una nuvoletta in cui c'era scritto "Woof, Woof!".

Amsterdam: il viaggio nel viaggio del viaggio

"The bulldog", il primo coffee shop di Amsterdam

Penso che Amsterdam sia un pò il riassunto di quello che sta succedendo ora nel mondo.
Associare la città ai coffee shop o alle prostitute in vetrina è veramente riduttivo: quella è roba per turisti. Ad Amsterdam si può assaporare un modello culturale diverso, un modello basato sulla tolleranza reciproca e sul graduale annullamento della cultura locale. In tutta la città non si trova nulla di olandese: si trovano ristoranti argentini, italiani, turchi, tedeschi, messicani ma non olandesi. Si trovano scritte in inglese, spagnolo, italiano e qualche volta in olandese. Si trovano in giro africani, asiatici, francesi e italiani; ma non si trovano olandesi.
Ad Amsterdam vuoi farti una canna? Puoi, non c'è problema
Vuoi andare a puttane? Nessuno te lo vieta
Vuoi andare in chiesa? Nessuno ti prende per matto (in Germania, come in Catalogna o in Francia essere religiosi è quasi qualcosa di cui vergognarsi).

Siamo arrivati la mattina di Pasqua e la città pullulava di gente: tra un canale e l'altro si scorgevano matrimoni tra turchi, spagnoli in bicicletta e italiani al parco che fumavano canne. Ho accompagnato Carlo in chiesa: la messa era celebrata da un prete olandese, che dev'essere stato missionario. La funzione era in spagnolo e si svolgeva secondo le usanze dei popoli sudamericani. La chiesa era gremita di gente, quasi tutta latina, e c'era un chiasso infernale: disabili che urlavano, bambini che correvano coprivano la voce del parroco. Chi seguiva la funzione sembrava non preoccuparsene troppo. In compenso quando c'erano i canti tutti si zittivano. I fedeli quasi si strappavano i capelli cantando e ogni canto durava almeno 10 minuti. Alla fine della messa, delle panciute signore portoricane cominciano a vendere dolci dentro la chiesa e la gente comincia a mangiare dentro la chiesa.

Dopo la messa, siamo andati a chiedere all'ufficio informazioni cosa ci consigliasse di fare ad Amsterdam. Stavo per comprarmi una guida, poi mi sono ricordato di essere ad Amsterdam. E infatti il ragazzo dell'infopoint ci ha avvisato "Con voi sarò onesti. Ad Amsterdam non c'è quasi nulla da vedere. Andate alla casa di Anna Frank, andate al museo di Van Gogh e fatevi una canna nel distretto a luci rosse. Non c'è molto di più da vedere". Poi gli abbiamo chiesto da dove ci convenisse cominciare e lui, che vendeva anche tour in barca ci ha consigliato "Con voi sarò onesto. Vi consiglio di fare un tour in barca".



Fila davanti alla casa di Anna Frank


Dopo il noiosissimo tour in barca ( in cui per venderti dopo le foto hanno messo il vetro e travi di legno in modo da non poterti far fare foto), siamo andati alla casa di Anna Frank. Devo ammettere che, prima di entrarci, ero abbastanza scettico. Vedere l'ingresso segreto del nascondiglio della Famiglia Frank non valeva sicuramente mezz'ora di fila. Una volta dentro però, mi sono convinto del contrario: la casa faceva venire i brividi. Salendo per le scale scricchiolanti, ti immagini che questi poveracci, nascosti nell'ultimo piano di un ufficio dove solo un paio di persone erano a conoscenza della questione, tremavano ogni volta che sentivano rumori di passi. E poi vedi la libreria che nascondeva l'ingresso del loro nascondiglio e mentre leggi tutte le paranoie di una povera bambina che, nonostante avesse solo 10 anni, era in grado di compiere un'analisi lucidissima, ti ritrovi nel bel mezzo del nascondiglio. La stanza più commovente è forse quella dove viveva la piccola Anna. Per renderla più accogliente, aveva appiccicato sul muro (e ci sono ancora) i ritagli delle riviste che il babbo era riuscito a procurarle. Infine, è esposto anche il diario originale: era scritto fittissimo. Ogni riga era riempita.

Usciti dalla casa di Anna Frank, o vai a suicidarti o vai a farti una canna. Noi abbiamo optato per la seconda. La zona dei coffee shop è affianco al distretto a luci rosse. Un coffee shop funziona esattamente come uno si aspetta che funzioni: vai lì, guardi il menù e ordini. Solo che nel menù trovi tutti i tipi di fumo, quelli di cui hai sempre sentito parlare da amici che fumano canne. Fumo zero zero di Amsterdam, afghano, superskunk. Io non ci capivo nulla, e credo neanche gli altri. Nonostante ciò qualcuno si da l'aria da esperto e dice " Superskunk è una bomba: una volta che sei ad Amsterdam devi provarlo per forza". Siccome conosco il mondo del fumo più o meno come l'affascinante mondo della fisica quantistica, decido di fidarmi. Ordiniamo " Per noi 2 grammi di superskunk, grazie". Poi prendiamo la marijuana, la giriamo e la fumiamo. Alla fine un coffee shop non è nulla di sconvolgente: tutti fumano canne in un pub, come tutti hanno visto fare migliaia di volte a feste in case private.
Lì penso di aver capito la mentalità degli olandesi: la liberalizzazione delle droghe leggere comporta molte seccature. La città è un immondezzaio ( se qualcuno ha mai visto com'era la mattina il paese dei Balocchi, dove Pinocchio diventa un asino, può averne un'idea) e il centro della città è pieno di gentaglia. La maggior parte delle persone che va ad Amsterdam, ci va per fumare canne ( ne è la dimostrazione il fatto che, nonostante sia piena di giovani, non ci sia una discoteca): ci sono gruppi innocenti di ragazzini, come orde di facce poco raccomandabili che vendono droga in ogni angolo della città. Considerando che gli olandesi non fumano ( non ho visto un olandese dentro un coffee shop) e che sicuramente non sono contenti di avere la loro città piena di fattoni e con un tasso di criminalità molto alto, perchè tenere i coffee shop aperti? La risposta è la più semplice e scontata del mondo: per soldi! Amsterdam è una città molto carina, ma, come ci ha spiegato la guida, da vedere c'è poco o nulla. Eppure c'è veramente un sacco di gente che va a vederla: non penso che abbia molto di più di Bruxelles o di Monaco di Baviera. Però, grazie alla liberalizzazione delle droghe leggere si riempiono di soldi: lo Stato con le tasse, i privati con il turismo.Io posso capire che gli olandesi non trovino nulla di male nel fumare un canna, posso capire che gli piaccia l'idea di un liberalismo estremo, eppure sono convinto che non siano contenti di vedere il centro della propria città invaso da fattoni e da spacciatori che vanno a puttane. Non per altro, perchè è pericoloso vivere nella città!

Stesso discorso vale per il sesso: noi avevamo l'ostello nel centro del distretto a luci rosse. Sono un paio di strade in cui di notte, le ragazze prendono in affitto le vetrine dei negozi e si mettono lì in mutande e reggiseno. Fanno occhiolini e si arrabbiano se passano altre ragazze. Chi vuole entra: le ragazze chiudono le tende, fanno quello che devono fare e poi lì di nuovo a sorridere. Il clima che si respira è spensierato, e non squallido come Christiania. Però, scrostando un po', la situazione non è molto diversa: e quando, passeggiando la mattina per la città vedi l'altro lato di Amsterdam, viene da pensare che la coscienza delle persone non è molto differente dalle strade piene di spazzatura, che sta per essere raccolta per preparare un altro show serale, senza fermarsi a pensare alla merda che si è fatta la sera prima.


Le famose vetrine con le ragazze del quartiere a luci rosse

Il giorno dopo siamo andati a vedere altri posti: il museo di Van Gogh, il museo della tortura, il museo del sesso e un quartiere di zitelle. Quest'ultimo mi ha colpito: in mezzo alla città, piena di prostitute, drogati, chiese chiassose, canali con barche colme di turisti, c'è un angolo verde. E in questo angolo verde, alcune zitelle della città si sono organizzate. Si accede tramite una porticina che da sulla strada: dentro sembra di essere in una sorta di anticamera del paradiso. Regna una calma paradossale, quasi inquietante. Tutti i giardinetti sono curatissimi e non si sente volare una mosca.

Il meno famoso quartiere delle zittelle


Forse proprio per questo me la sento di dire che gli olandesi hanno adottato un modello, che seppur in parte fallimentare, ha di buono la coerenza: tutti possono fare tutto ( poi per diversi temi etici mi pare che abbiano dato troppo ossigeno alla bocca) e in effetti così accade. E per questo Amsterdam è un buon riassunto di quello che sta accadendo nel mondo: ricchezza, confusione, culture che convivono senza integrarsi, annullamento della cultura locale, ricerca spasmodica del piacere tramite il sesso, evasione dalla realtà tramite la droga e ispirazione di banalità come quelle che ho appena scritto. Il risultato è che, come in un buon riassunto di quello che sta succendo nel mondo, quasi tutti sono scontenti.