lunedì 30 aprile 2007
La prima festa a sorpresa, veramente a sorpresa
Dachau
Questa frase si trova nell'ingresso di tutti i campi di concentramento
I letti
La statua del prigioniero ignoto
I forni crematori
Breve storia illustrata di una sbronza
Ore 14: appuntamento allo stazione Centrale, per andare allo stadio. Viene stappata la prima birra per rinfrescarsi durante il tragitto.
Ore 15: inizia la partita. Iniziano i giri di birra.
Ore 15,15 15,30 15, 45:La partita è una merda. Continuano i giri di birra.
Lo spettacolo che ho trovato quando sono tornato in camera
Ore 01,04: arrivo di fronte a camera mia e trovo uno spettacolo a metà tra il patetico e il goliardico. Marcel e Michael stavano bussando alla mia porta. Non rispondevo. E allora hanno deciso di sbattere più forte. E hanno mi hanno sfondato la porta.
Ore 01,05: Marcel, che è vestito a festa ed è totalmente fradicio, mi chiede scusa e mi dice che mi ripara immediatamente la porta
Ore 01,06: Marcel, sbronzo e ben vestito, si presenta davanti alla mia porta con un martello.
Ore 01,10: Marcel comincia ad insultare la mia porta, urlando con tutta la voce che ha in corpo " Porta di merda!!! Porta di merda!!!! Maledetta Porta di merda!!!". Nel frattempo, sbronzo e nervosissimo, comincia a sbattere le mani contro la porta. Con tutta la forza che ha. Proprio come una scimmia
Dalle ore 01,10 alle ore 3,30: Marcel ripara la mia porta, mentre io mi addormento sul mio letto. Finito il lavoro, chiude la porta.
Ore 08,00 del mattino seguente: mi alzo. Trovo la porta riparata.
Ore 08,45: Esco di casa e mi trovo davanti alla porta un cestino dell'immondezza, rubato dalla strada
Ore 11,00 del mattino di due giorni dopo: Marcel, dopo avermi richiesto scusa, mi ridipinge il muro che ha sporcato mentre sbatteva la porta contro il muro, tentando di imitare una scimmia. E mi spiega che si è rotto il dito, riparandomi la porta da sbronzo...
Lo stadio in Germania
Uscita dallo stadio: contate i bambini!
Marcel, si sa, riesce a rendersi ridicolo continuamente: per esempio, dopo averci spiegato per ore che nel Nurnberg gioca un giocatore di straordinario talento, per andare allo stadio, si è messo la sua maglia. Eccolo qui: Marcel con la maglia di Mintal. L'unico problema è che poi Marcel si è beccato 90 minuti di prese in giro perchè il famoso Mintal, è rimasto in panchina. E vi assicuro che, a differenzia di Degiorgi, durante Nurnberg-Bochum non avrebbe sfigurato neanche signor Dessalvi. E chiunque abbia visto signor Dessalvi in azione con una fotocopiatrice, può immaginare quanta dimestichezza abbia con un pallone...
La maglietta dice: "Noi siamo della Franconia, non della Baviera"
"Siamo della Franconia (zona della Baviera) e non della Baviera!". Io pensavo che gli unici cretini fossero i sardi, che si divertono a fare nuove province e poi a bisticciare se il capoluogo è Carbonia o Iglesias: invece, pare che anche qua vada di moda "il gioco dell'imbecille"...
Monaco-Hong Kong
Interno dell'Allianz Arena
Esterno dell'Allianz Arena
Sabato mattina stavo mangiando in un Burger King nel centro di Monaco. E mi sono accorto che stavo mangiando cibo americano, mentre parlavo inglese con una cinese in germania.
2) L'hofbrauhaus, un enorme pub bavarese
mercoledì 25 aprile 2007
Breve storia illustrata del deabbruttimento, noto anche come "Accaghinamento"
"Questa è l'ultima volta che la finisco così!". Questa frase, che viene pronunciata con la stessa frequenza con cui viene rinnegata, sancisce l'inizio della fase di de-abbruttimento. Nel caso del nostro ragazzo, però, la fase di de-abbruttimento, è finita nel momento in cui ha deciso di iniziare a studiare. Si è seduto sulla sedia. Ha aperto il libro. E ha pensato "Bene, cosa posso fare?". Una persona diligente si sarebbe risposto "Per esempio, potresti studiare". Ma il nostro ragazzo, che tra l'altro appare ancora più tonto perchè parla in terza persona, decide di svestigiamarsi, lavarsi e di lavare la stanza.
Spesso nella vita, esiste una linea sottile, che non si capisce esattamente quando viene oltrepassata. Questa linea non ben definibile separa anche il deabbruttimento dall'accaghinamento. Spesso non si capisce il momento quando si è attraccati nell'altra sponda, però a un certo punto è evidente che il macho italico è quasi scomparso. E che gli sta tirando i capelli una checca isterica...
Profumato come una violetta, il ragazzo si siede di nuovo di fronte al libro. Ed in questo preciso istante inizia la fase di accaghinamento. E non perchè la sedia era messa con le gambe all'aria ( narra la leggenda che questo sia il modo preferito di sedersi di 4 omosessuali). Il ragazzo si è seduto e ha pensato "E ora cosa posso fare?". Una persona diligente avrebbe ripetuto "Per esempio, potresti studiare." Il ragazzo ha invece esordito il suo periodo di accaghinamento pensando "Non sarebbe male munirsi un deodorante per la stanza." Esce di casa e torna dopo un pò con un deodorante alle violette. "Assolutamente incantevole" pensa mentre dosa il deodorante con la stessa moderazione con cui una donna delle pulizie si profuma. Poi inizia ad appendere poster e cartoline al muro. Una sua amica spagnola gli regala una rosa ( il giorno di S. Geordie in Catalogna c'è l'usanza di regalarsi fiori), lui la odora. "Com'è soffice...". Pensa la parte femminile del ragazzo. "Cretino, la stai odorando: se proprio devi commentare, di che profuma, mica che è soffice..." Risponde lui, parte maschile, mentre si da un'aggiustatina.
Fase 2: la dieta
Soprattutto nella dieta, la parte maschile ha sempre prevalso: il ragazzo è reduce da due mesi di cipolle, pancetta, birra, hamburger e kebab. E per la prima volta (veramente) compra frutta, si prepara una insalata fresca e si fa una macedonia, che poi condisce con della panna montata. "Roba da froci" pensa la parte maschile "Io ricomincerei ad ingozzarmi a peperoni, biscotti, birra e nesquick" continua a ripetersi seccata...
Preso da un inspiegabile bisogno di affetto, il nostro ometto si sente molto più a contatto con ciò che lo circonda. Nel vedere la sua povera pianta di basilico, anzichè deriderla per la sua fine misera, la cura amorevolmente e in due giorni la pianta è rigogliosa. "E' il suo modo di comunicare" pensa il nostro ragazzo sempre più perso nella via dell'accaghinamento "Mi sta dicendo che mi vuole bene. Chissà quanto ha sofferto." Ma è ancora un caso recuperabile, perchè non ha ancora cercato di allattarla...
L'ultima fase: la fase artistica
Il ragazzo era passato per giorni e giorni nell'andito della sua università. Ci aveva visto di tutto: si girava a guardare le ragazze con un bel sedere. E in periodi di carestia, anche ragazze con un sedere normale. E in periodi di sbronza, anche ragazze con un sedere brutto, che, come la rana che si tramuta in principe, come per magia diventava bellissimo. Ma quando torna all'università è cambiato: passa nell'andito, si ferma a fissare qualcosa. "Una ragazza? Finalmente un'inversione di rotta" sospira la parte macho. E invece no. Il ragazzo, che ormai è sensibile, vede un quadro nel muro e chiede ai suoi amici di posare perchè "Una foto qui , cioè ( da leggersi senza la o...), è veramente fashion..."
giovedì 19 aprile 2007
Breve storia illustrata dell'abbruttimento
Fase 1: la fase del "Lo farò dopo!"
Arriva la bella stagione. La natura fiorisce e il sole comincia a riscaldare. E appena un pò il sole riscalda, i ragazzi, che notoriamente prima di agire valutano bene le situazioni, non ci pensano due volte ed escono in maglietta e bermuda. Rimangono in giro per tante ore e tornano a casa solo per dormire e per cambiarsi. Ma non per riordinare.
"Riordinerò quando torno!" dice il ragazzo, mentre sta pensando ad altro.
Il ragazzo torna a casa un pò infreddolito. Alle 3 del pomeriggio in effetti c'era abbastanza caldo per girare in maglietta: alle 3 del mattino però in effetti c'è freschetto. Il ragazzo comincia a sentirsi male. Ha un pò di mal di testa, le ossa deboli. Ma non c'è nulla di cui preoccuparsi: il pericolo abbruttimento è ancora lontano! Ora, come si era ripromesso la mattina, riordina la stanza in 5 minuti, si prende una bella tachipirina e se ne va a letto diretto. Ma no, cosa fa?
martedì 17 aprile 2007
Aneddoti 2
So che a Carlo piace andare nei pub irlandesi, ma non capisco il motivo di tanta gioia.
"Che è successo Carlo?"
"Grande!!! L'Irlanda sta mettendo in crisi il Bangladesh a cricket"
Di per sè la storia sarebbe già divertente così, ma risulta ancora migliore se si considera che, incuriosito da questa straordinaria macchina del cricket che è la nazionale irlandese, mi sono girato verso lo schermo e ho visto il risultato della partita al momento dell'esultanza di Carlo. Bangladesh 105 Irlanda 4.
Ho già spiegato che i cinesi hanno l'abitudine di cambiare nome quando vengono in Europa. Si sentono più occidentali, solo che a volte non ci azzeccano proprio. Credevo che l'esempio della trasmutazione di Theo in Dale fosse l'esempio più ridicolo. Invece, Maria mi ha raccontato di uno che, presentandosi al corso di tedesco, è riuscito a fare di peggio.
"Salve Maria, sono Shampoo!". Maria lo guarda sorpresa "Shampoo?" e il cinese si inchina, si strofina i capelli e, casomai non fosse riuscito a ridicolizzarsi abbastanza, ribadisce il concetto "Esatto, come quello che ti metti nei capelli."
Una delle cose che ho provato per la prima volta in Germania sono i burritos. In pratica, sarebbero delle spianate ripiene di peperoni, cipolle, carne e formaggio. Sono di una bontà unica. Durante una cena messicana, però, ciò che mi ha colpito di più è il modo con cui un ragazzo messicano, di cui abbiamo un'immagine dall'alto mentre piscia,
riesce ad aprire una bottiglia. Dopo la cena, tutti erano stanchi morti. Nessuno aveva più voglia di alzarsi, neanche per prendere un apribottiglia. Ed è in questi momenti che i messicani riescono a dare il meglio si sè. Il messicano comincia ad aprire bottiglie con i denti. Qualcuno gli chiede se è pericoloso "Non molto" risponde. Qualcun'altro gli chiede "Perchè ha imparato ad aprire le bottiglie con i denti?". E la risposta è una delle migliori che abbia mai sentito. "Per pigrizia"
"Gli amici si vedono nel momento del bisogno".
Questo slogan è l'unica motivazione razionale che può aver spinto l'ingegnere che ha costruito il bagno del Macht Eins ( una discoteca locale) a optare per questa particolare dislocazione dei gabinetti. Secondo il racconto di alcune mie amiche, infatti, pare che nel bagno delle ragazze fosse possibile entrare nello stesso bagno e trovare due water nella stessa stanza, uno di fronte all'altro.
A me capita spesso di discutere con Carlo degli argomenti più disparati. Nonostante ogni tanto la spari grossa, capita spesso che ci azzecchi!( Anche se forse sarebbe più corretto dire: nonostante spesso la spari grossa, capita ogni tanto che ci azzecchi...). Una delle nostre discussioni durante il viaggio ad Amsterdam è il significato di questo cartello, trovato su un urinatoio in autostrada:
secondo me il significato di questo cartello è: "Grazie questo urinatoio ogni anno si risparmiano 2 miliardi di acqua da bere"
secondo Carlo invece è "Grazie a questo urinatoio ogni anno si producono 2 miliardi di acqua da bere".
Ecco perchè i cinesi vinceranno la competizione globale.
Io, Maria e Mariana, un erasmus polacca, avevamo bisogno di un ferro da stiro. Decidiamo di fare una colletta e di comprarcene uno in tre: spesa totale sui 7-8 euro a testa, massimo 10. Dato che in questa società i ruoli tradizionali se ne sono andati ancora più a fanculo delle mezze stagioni, io, maschio italico, vengo incaricato di andare a comprare un ferro da stiro carino. Con i miei 30 euro in tasca mi incammino per le strade di Norimberga: giro tutti i negozi della zona. Mercatini dell'usato, supermercati, negozi di elettronica, negozi per la casa: nessuno aveva un ferro da stiro. Sconsolato, mi avvio verso casa e vedo il negozio dei cinesi. I ragazzi che lo gestiscono dormono lì: hanno un letto in mezzo alle cianfrusaglie, e non mi stupirei se fosse in vendita anche quello. Giusto per il gusto di rompere le scatole, apro la porta. Uno di loro si alza di scatto e mi accoglie calorosamente in pigiama. Gli chiedo se ha un ferro da stiro. E ovviamente ce l'ha. Gli chiedo se è sicuro che funziona. Lo attacca alla presa e poi, improvvisandosi spiritoso, fa finta di bruciarsi la mano. Allora gli chiedo il prezzo. Mi fa con la mano il segno due. "Venti euro? Buono! Dieci euro in meno di quanto pensassi" penso tra me e me. Gli porgo 20 euro. E me ne restituisce 18.
La mia prima terrificante esperienza in un motel
1) ha il compito di addormentarsi ogni volta che si siede in macchina ( sono convinto che sia un istinto, come quello del cane che scodinzola quando sente il padrone), che le riusciva benissimo
2) ha il compito di convincerci a non dormire negli ostelli della peggiore qualità, che è molto difficile considerando la combinazione tra le nostre certo non principesche tasche e le nostre certo non principesche esigenze igieniche.
Quella notte ci aveva convinto a dormire ad Utrecht. "Preferisco un motel piuttosto che un ostello". Com'è buona tradizione dei viaggi in compagnia, durante la notte si raccontano storie dell'orrore, leggende metropolitane e storie di esorcismi. Arrivati al motel, posso confermare che non è stata un'ottima idea.
Il motel era sperduto nel bel mezzo dell'autostrada olandese ed è esattamete come ti aspetti un motel di notte: il guardiano aveva gli occhi storti ed era inquietatenmente gentile. Fuori c'era un silenzio tombale. Ci incamminiamo verso la stanza: il motel sembrava quello di Psycho, il guardiano sembrava quello di Psycho, e anche la mia pancia, a furia di mangiare maiale e cipolle, sembrava quella di Hitchcok. La stanza era, seppur di cattivo gusto, abbastanza pulita. Vado un attimo in bagno e sento Maria che mi chiama " Giuseppe, vieni a vedere questo?". Aveva un libro nero in mano. Mi avvicino incuriosito e vedo che c'è scritto "Bibbia". Poi mi accorgo che è scritto al contrario e che è tradotto in due lingue di cui una è incomprensibile. Sfogliando le pagine, mi accorgo che qualcuno ha strappato pagine ed è come se lo avesse pugnalato con una matita. Ci sono tantissimi segni. Mi si è gelato il sangue. Doveva essere qualche cosa lasciato da qualche satanista. E dopo i racconti della macchina sicuramente era l'ultima cosa che avrei voluto nella mia stanza. Dico a Maria che non mi piacciono queste cose e le chiedo di riporlo dov'era prima. Poi, cerco di addormentarmi.
La mattina dopo vedo di nuovo Maria maneggiare il diario. E' mattina e sono un pò più tranquillo: dò uno sguardo alla copertina della Bibbia e mi accorgo che la lingua strana era ebraico e che i segni della matita erano in realtà fatti da un bambino. Lo stesso bambino che aveva disegnato sulla copertina del libro, un cane con una nuvoletta in cui c'era scritto "Woof, Woof!".
Amsterdam: il viaggio nel viaggio del viaggio
Penso che Amsterdam sia un pò il riassunto di quello che sta succedendo ora nel mondo.
Associare la città ai coffee shop o alle prostitute in vetrina è veramente riduttivo: quella è roba per turisti. Ad Amsterdam si può assaporare un modello culturale diverso, un modello basato sulla tolleranza reciproca e sul graduale annullamento della cultura locale. In tutta la città non si trova nulla di olandese: si trovano ristoranti argentini, italiani, turchi, tedeschi, messicani ma non olandesi. Si trovano scritte in inglese, spagnolo, italiano e qualche volta in olandese. Si trovano in giro africani, asiatici, francesi e italiani; ma non si trovano olandesi.
Ad Amsterdam vuoi farti una canna? Puoi, non c'è problema
Vuoi andare a puttane? Nessuno te lo vieta
Vuoi andare in chiesa? Nessuno ti prende per matto (in Germania, come in Catalogna o in Francia essere religiosi è quasi qualcosa di cui vergognarsi).
Siamo arrivati la mattina di Pasqua e la città pullulava di gente: tra un canale e l'altro si scorgevano matrimoni tra turchi, spagnoli in bicicletta e italiani al parco che fumavano canne. Ho accompagnato Carlo in chiesa: la messa era celebrata da un prete olandese, che dev'essere stato missionario. La funzione era in spagnolo e si svolgeva secondo le usanze dei popoli sudamericani. La chiesa era gremita di gente, quasi tutta latina, e c'era un chiasso infernale: disabili che urlavano, bambini che correvano coprivano la voce del parroco. Chi seguiva la funzione sembrava non preoccuparsene troppo. In compenso quando c'erano i canti tutti si zittivano. I fedeli quasi si strappavano i capelli cantando e ogni canto durava almeno 10 minuti. Alla fine della messa, delle panciute signore portoricane cominciano a vendere dolci dentro la chiesa e la gente comincia a mangiare dentro la chiesa.
Dopo la messa, siamo andati a chiedere all'ufficio informazioni cosa ci consigliasse di fare ad Amsterdam. Stavo per comprarmi una guida, poi mi sono ricordato di essere ad Amsterdam. E infatti il ragazzo dell'infopoint ci ha avvisato "Con voi sarò onesti. Ad Amsterdam non c'è quasi nulla da vedere. Andate alla casa di Anna Frank, andate al museo di Van Gogh e fatevi una canna nel distretto a luci rosse. Non c'è molto di più da vedere". Poi gli abbiamo chiesto da dove ci convenisse cominciare e lui, che vendeva anche tour in barca ci ha consigliato "Con voi sarò onesto. Vi consiglio di fare un tour in barca".
Dopo il noiosissimo tour in barca ( in cui per venderti dopo le foto hanno messo il vetro e travi di legno in modo da non poterti far fare foto), siamo andati alla casa di Anna Frank. Devo ammettere che, prima di entrarci, ero abbastanza scettico. Vedere l'ingresso segreto del nascondiglio della Famiglia Frank non valeva sicuramente mezz'ora di fila. Una volta dentro però, mi sono convinto del contrario: la casa faceva venire i brividi. Salendo per le scale scricchiolanti, ti immagini che questi poveracci, nascosti nell'ultimo piano di un ufficio dove solo un paio di persone erano a conoscenza della questione, tremavano ogni volta che sentivano rumori di passi. E poi vedi la libreria che nascondeva l'ingresso del loro nascondiglio e mentre leggi tutte le paranoie di una povera bambina che, nonostante avesse solo 10 anni, era in grado di compiere un'analisi lucidissima, ti ritrovi nel bel mezzo del nascondiglio. La stanza più commovente è forse quella dove viveva la piccola Anna. Per renderla più accogliente, aveva appiccicato sul muro (e ci sono ancora) i ritagli delle riviste che il babbo era riuscito a procurarle. Infine, è esposto anche il diario originale: era scritto fittissimo. Ogni riga era riempita.
Usciti dalla casa di Anna Frank, o vai a suicidarti o vai a farti una canna. Noi abbiamo optato per la seconda. La zona dei coffee shop è affianco al distretto a luci rosse. Un coffee shop funziona esattamente come uno si aspetta che funzioni: vai lì, guardi il menù e ordini. Solo che nel menù trovi tutti i tipi di fumo, quelli di cui hai sempre sentito parlare da amici che fumano canne. Fumo zero zero di Amsterdam, afghano, superskunk. Io non ci capivo nulla, e credo neanche gli altri. Nonostante ciò qualcuno si da l'aria da esperto e dice " Superskunk è una bomba: una volta che sei ad Amsterdam devi provarlo per forza". Siccome conosco il mondo del fumo più o meno come l'affascinante mondo della fisica quantistica, decido di fidarmi. Ordiniamo " Per noi 2 grammi di superskunk, grazie". Poi prendiamo la marijuana, la giriamo e la fumiamo. Alla fine un coffee shop non è nulla di sconvolgente: tutti fumano canne in un pub, come tutti hanno visto fare migliaia di volte a feste in case private.
Lì penso di aver capito la mentalità degli olandesi: la liberalizzazione delle droghe leggere comporta molte seccature. La città è un immondezzaio ( se qualcuno ha mai visto com'era la mattina il paese dei Balocchi, dove Pinocchio diventa un asino, può averne un'idea) e il centro della città è pieno di gentaglia. La maggior parte delle persone che va ad Amsterdam, ci va per fumare canne ( ne è la dimostrazione il fatto che, nonostante sia piena di giovani, non ci sia una discoteca): ci sono gruppi innocenti di ragazzini, come orde di facce poco raccomandabili che vendono droga in ogni angolo della città. Considerando che gli olandesi non fumano ( non ho visto un olandese dentro un coffee shop) e che sicuramente non sono contenti di avere la loro città piena di fattoni e con un tasso di criminalità molto alto, perchè tenere i coffee shop aperti? La risposta è la più semplice e scontata del mondo: per soldi! Amsterdam è una città molto carina, ma, come ci ha spiegato la guida, da vedere c'è poco o nulla. Eppure c'è veramente un sacco di gente che va a vederla: non penso che abbia molto di più di Bruxelles o di Monaco di Baviera. Però, grazie alla liberalizzazione delle droghe leggere si riempiono di soldi: lo Stato con le tasse, i privati con il turismo.Io posso capire che gli olandesi non trovino nulla di male nel fumare un canna, posso capire che gli piaccia l'idea di un liberalismo estremo, eppure sono convinto che non siano contenti di vedere il centro della propria città invaso da fattoni e da spacciatori che vanno a puttane. Non per altro, perchè è pericoloso vivere nella città!
Stesso discorso vale per il sesso: noi avevamo l'ostello nel centro del distretto a luci rosse. Sono un paio di strade in cui di notte, le ragazze prendono in affitto le vetrine dei negozi e si mettono lì in mutande e reggiseno. Fanno occhiolini e si arrabbiano se passano altre ragazze. Chi vuole entra: le ragazze chiudono le tende, fanno quello che devono fare e poi lì di nuovo a sorridere. Il clima che si respira è spensierato, e non squallido come Christiania. Però, scrostando un po', la situazione non è molto diversa: e quando, passeggiando la mattina per la città vedi l'altro lato di Amsterdam, viene da pensare che la coscienza delle persone non è molto differente dalle strade piene di spazzatura, che sta per essere raccolta per preparare un altro show serale, senza fermarsi a pensare alla merda che si è fatta la sera prima.
Il giorno dopo siamo andati a vedere altri posti: il museo di Van Gogh, il museo della tortura, il museo del sesso e un quartiere di zitelle. Quest'ultimo mi ha colpito: in mezzo alla città, piena di prostitute, drogati, chiese chiassose, canali con barche colme di turisti, c'è un angolo verde. E in questo angolo verde, alcune zitelle della città si sono organizzate. Si accede tramite una porticina che da sulla strada: dentro sembra di essere in una sorta di anticamera del paradiso. Regna una calma paradossale, quasi inquietante. Tutti i giardinetti sono curatissimi e non si sente volare una mosca.
Il meno famoso quartiere delle zittelle
Forse proprio per questo me la sento di dire che gli olandesi hanno adottato un modello, che seppur in parte fallimentare, ha di buono la coerenza: tutti possono fare tutto ( poi per diversi temi etici mi pare che abbiano dato troppo ossigeno alla bocca) e in effetti così accade. E per questo Amsterdam è un buon riassunto di quello che sta accadendo nel mondo: ricchezza, confusione, culture che convivono senza integrarsi, annullamento della cultura locale, ricerca spasmodica del piacere tramite il sesso, evasione dalla realtà tramite la droga e ispirazione di banalità come quelle che ho appena scritto. Il risultato è che, come in un buon riassunto di quello che sta succendo nel mondo, quasi tutti sono scontenti.